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«Il grano c’è, le speculazioni sul prezzo provocano la crisi»

June 1, 2022
Source
il manifesto

Luca Celada

Frédéric Mousseau, economista francese, è policy director dell’Oakland Institute, osservatorio economico progressista, per cui coordina le ricerche su terre, agricoltura e sicurezza alimentare. Già consulente di ong come Medecins sans frontières e Oxfam, lavora in particolare su investimenti agricoli, volatilità dei prezzi e crisi globale alimentare.

Lei ha definito «senza precedenti» la scalata delle multinazionali al settore agricolo ucraino.

Nella storia recente direi proprio di sì, soprattutto per quanto riguarda la spinta alla privatizzazione e alla riforma agraria. Non vi sono precedenti per una spinta di questa portata da parte di paesi e istituzioni occidentali per imporre una simile privatizzazione.

Un vostro report paragona il rapporto dell’Ucraina con l’Occidente a quelli di paesi come Zambia, Myanmar, Brasile. Un classico esempio di neoliberismo post coloniale?

Quella relazione mostra che istituzioni internazionali, governi e interessi privati occidentali hanno promosso la privatizzazione in una serie di paesi nel mondo. L’Ucraina è un esempio paradigmatico dell’uso dell’assistenza economica come grimaldello per imporre riforme desiderabili. Ma l’Ucraina è anche un caso unico per la sua prossimità all’Europa e la quantità di terreni precedentemente collettivizzati dal sistema sovietico, disponibili quindi a essere privatizzati.

Gli interessi agroalimentari hanno ricoperto un ruolo importante nel conflitto descritto come scontro tra democrazia e corruzione autoritaria?

Non solo quelli. Era chiaro che erano in gioco interessi altrettanto importanti per quanto riguarda risorse naturali e minerarie e un’analoga spinta per privatizzare il settore bancario e pensionistico. In ogni caso i grandi conglomerati occidentali erano fortemente motivati ad acquisire quote in questi comparti economici nazionali.

Si tratta di interessi già in moto negli anni Novanta.

La spinta del Fondo monetario internazionale per la privatizzazione di terre pubbliche comincia non appena l’Ucraina acquisisce l’indipendenza, all’inizio degli anni ’90. Le grandi istituzioni finanziarie offrono ai primi governi ucraini «assistenza» per produrre rogiti e titoli di proprietà dei terreni. Ed è stato altrettanto evidente come i processi di privatizzazione beneficiassero ben precise e ristrette oligarchie piuttosto che il popolo ucraino. È la ragione per cui all’epoca fu imposta una moratoria sull’acquisto di terreni, rimasta in vigore fino all’anno scorso.