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Camerun, l’Incubo della Palma da Biocombustibile

July 22, 2013
Source
La Stampa
Un rapporto di Oakland Institute e Greenpeace denuncia un maxiprogetto di deforestazione in Camerun ideato dalla multinazionale Usa Herakles
La devastazione della foresta in Camerun (Greenpeace)

Addio a decine di migliaia di ettari di foresta del Camerun per realizzare mega coltivazioni di palma da olio. Il progetto, della compagnia statunitense Herakles, è nel mirino di un rapporto di Oakland Institute e Greenpeace International, che parla di informazioni fuorvianti agli investitori e corruzione. Una serie di documenti interni resi noti dagli ambientalisti svelerebbero una realtà diversa da quella mostrata al pubblico. Apparentemente la compagnia era al corrente di operare in assenza di tutte le autorizzazioni e i permessi necessari, e nonostante questo ha avviato nel 2009 un progetto che, se non venisse fermato, distruggerebbe un’area di foresta tropicale grande 7 volte Firenze. 

Il fenomeno non è nuovo e il nome inizia ad essere familiare anche da noi, “land grabbing”, ovvero l’accaparramento di terreni nei Paesi poveri, specialmente in Africa, per ottenere un reddito facile. Espropriare la terra per produrre olio di palma con un governo complice e corrotto non è difficile. Grazie a un accordo governativo che sta svendendo questi territori, Herakles ha ottenuto un contratto di concessione di 99 anni. La società pagherà per l’affitto circa un euro all’anno (invece di 3-4.000 euro come in Malesia), e beneficerà di un’esenzione fiscale per 10 anni e di un’esenzione doganale per tutta la durata del contratto. Un risparmio di 350 milioni di euro calcolato sull’intero ciclo vitale della piantagione. 

Greenpeace denuncia già da diversi anni l’espansione delle coltivazioni industriali di palma da olio come uno dei principali motori della deforestazione nel sud est asiatico. Il progetto Herakles in Camerun costituirebbe la coltivazione industriale di palma da olio più grande dell’intero continente africano. William Laurence, ecologista tropicale di fama internazionale, ha recentemente denunciato che l’area sui cui Herakles sta progettando le proprie piantagioni “rappresenta uno dei patrimoni più importanti al mondo dal profilo biologico, e che un progetto del genere non verrebbe mai approvato in nessun altra parte del mondo poiché il prezzo da pagare in termini di biodiversità sarebbe semplicemente troppo alto.” 

Le ricerche congiunte, dell’Oakland Institute e Greenpeace International, pubblicate nel rapporto “The Herakles Debacle”, documentano la fortissima e disperata resistenza delle comunità locali e la distruzione delle foreste che risulterà dal progetto. L’Oakland Institute si è inoltre fatto promotore di un video che racconta per immagini tutto ciò che, a causa di questo progetto, il Camerun potrebbe perdere. Ma ciò che colpisce di più è la determinazione delle popolazioni locali, molte delle quali vivono di agricoltura su piccola scala, nell’opporsi senza alcun mezzo ai progetto.  

“Herakles cerca solo il profitto in un progetto che, fino ad adesso, è andato avanti senza alcun tipo di consultazione e consenso delle comunità locali. Purtroppo è solo un esempio, un altro, di come la corsa per la terra in Africa minacci proprio lo sviluppo sostenibile e dei diritti umani” afferma Chiara Campione, responsabile campagna foreste di Greenpeace. “Abbiamo deciso di continuare a far campagna per fermare il progetto di Herakles, e tutti quelli che vorranno imitarlo, e stabilire una moratoria sull’espansione delle piantagioni industriali di olio di palma nelle preziose foreste del bacino del Congo”. In Indonesia si è arrivati a una moratoria di due anni dopo che il Paese è stato abbondantemente sfigurato dalle coltivazioni di olio da palma. Non è detto che il Camerun debba ripercorrere per forza questa strada già battuta.